Aiutare una persona che annega

Per quanto sia difficile immaginare un caso del genere in un’escursione di giovani turisti, è necessario sapere come aiutare. Questo caso rientra nel novero di quelli in cui quasi tutto dipende dal primo soccorso.

Per salvare una persona che sta annegando, bisogna fare attenzione. Nuotando verso di lui si deve stare dietro e, afferrati per i capelli, il colletto dei vestiti o sotto le braccia, girarsi a faccia in su e così nuotare verso la riva. Spesso una persona che annega si afferra e si aggrappa istintivamente alla persona che la sta aiutando. In questo caso non è necessario organizzare una lotta energica in acqua; è necessario, dopo aver preso fiato, immergersi nell’acqua. Sentendo questo, la persona che sta annegando, istintivamente come nella crisi, rilascia il soccorritore. In tutti i casi, quando possibile, è necessario utilizzare mezzi improvvisati per aumentare il galleggiamento: tavole, tronchi, ecc. Se una barca è visibile da qualche parte sulla riva, è spesso consigliabile correre rapidamente verso di essa e portarla sul luogo dell’incidente.

Una persona che ha ingerito acqua ma non ha perso conoscenza può vomitare a riva e poi svenire. Deve essere spogliato, asciugato e adagiato al caldo. Se non c’è stato vomito, questo deve essere indotto irritando la radice della lingua. Durante lo svenimento, bisogna fare attenzione a tenere la testa bassa. Questo è necessario per aumentare l’afflusso di sangue alla testa. Allo stesso scopo è possibile dare agli arti una posizione elevata. Il viso deve essere spruzzato con acqua fredda e si deve inalare ammoniaca da un batuffolo di cotone imbevuto. Quando la vittima riprende conoscenza, somministrare tè o caffè forte.

Se la vittima è stata estratta dall’acqua in stato di incoscienza, è necessario, prima di tutto, rimuovere dalla bocca e dalla gola fango, muco e vomito, e poi acqua dalle vie respiratorie e dallo stomaco. A tal fine, si pone il soggetto con il petto sulle ginocchia della persona che lo assiste, sciogliendolo in modo che la testa penda verso il basso e sia più bassa del petto. Poi si usa un pezzo di stoffa per pulire la bocca e la gola. Successivamente, si esercita una vigorosa pressione sulla schiena per comprimere il torace. In questo modo l’acqua viene rimossa dai polmoni. Successivamente, stendendolo a faccia in su e avvolgendolo, si pratica la respirazione artificiale e, in assenza di battito cardiaco, il massaggio cardiaco esterno. Entrambe le procedure devono essere eseguite contemporaneamente, senza alternarle.

Per eseguire la respirazione artificiale, la testa della vittima viene inclinata all’indietro, spingendo la mascella inferiore in avanti, e la lingua viene estratta verso l’esterno afferrandone l’estremità con un pezzo di garza. In questo modo si ottiene la libera pervietà delle vie respiratorie. Quindi la persona che assiste fa un respiro profondo e, con la bocca ben premuta contro la bocca della vittima, soffia con forza aria nei polmoni. Questo sostituisce il respiro della vittima (il naso della vittima deve essere bloccato con una mano libera). L’espirazione avviene da sola grazie all’elasticità dei polmoni e del torace. In questo momento la bocca della vittima deve essere aperta. Questa operazione viene eseguita con una frequenza di 15-20 volte al minuto.

Nel massaggio cardiaco esterno, l’operatore pone le mani a palmi in giù l’una sull’altra e preme il terzo inferiore dello sterno con le mani piegate in modo da piegarlo verso la colonna vertebrale di 4-5 cm. In questo modo si comprime il cuore e il sangue viene spinto fuori nei vasi sanguigni. Poi le braccia vengono ritirate bruscamente, la parete toracica torna alla sua posizione originale e il cuore viene nuovamente riempito di sangue. Questa operazione viene ripetuta con una frequenza di 50-60 volte al minuto, in modo che un’inspirazione d’aria corrisponda a 4-5 pressioni. Allo stesso tempo, cercare di premere non solo con le mani, ma anche con tutto il corpo. La vittima deve essere adagiata su una base rigida, altrimenti sarà schiacciata non sul petto, e su un letto morbido. Se il massaggio è eseguito correttamente, il polso sul braccio può essere sentito al momento della spremitura.

Va ricordato che per rianimare una persona annegata a volte occorrono diverse ore. La rianimazione cardiopolmonare e il massaggio cardiaco sono un lavoro duro ed è meglio farlo in coppia, alternandosi periodicamente. L’aiuto deve essere prestato subito sul posto. Qualcuno può andare a chiamare l’assistenza medica, ma in nessun caso deve lasciare la vittima da sola senza aiuto. Il trasporto (se non si tratta di un’ambulanza) può essere effettuato solo dopo aver ripristinato la respirazione e l’attività cardiaca ed essere sempre pronti a continuare la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco durante il viaggio.

Data di aggiornamento: 12-8-2023